“Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito.- Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine.- Se hai il cuore in pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche.- Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia.- Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.”
“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”
Dove finisce il piacere? E dove inizia il dolore? La sottile linea di demarcazione tra questi due estremi può essere molto evanescente. A volte l’uno può sconfinare nell’altro, oppure possono toccarsi o sfiorarsi, ma in ogni caso edone’ e patos sembrano raggiungere la
massima intensità solo se compresenti. Naturalmente
l’immediatezza del piacere (dolore) è connessa fortemente alla sfera erotico-sessuale, la cui complessità le
istantanee molto esplicite di Barbara De Giorgio offrono al nostro sguardo inevitabilmente voyeuristico
© 2025 Douglas Edizioni — Powered by WordPress
Tema di Anders Noren — Torna su ↑